L’Armenia e la spiritualità dei Monasteri

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Cogliendo al volo l’occasione del matrimonio di due cari amici, quest’estate ho deciso di fare un giro in due paesi dell’area caucasica che da tempo volevo visitare: la Georgia e l’Armenia. Il primo l’ho visitato da sola, il secondo assieme agli sposi e agli invitati al matrimonio. Una maniera per me un po’ insolita di viaggiare ma che ha riservato tanti aspetti positivi, dal piacere della condivisione allo scoprire un paese assieme ad una guida bravissima che ci ha raccontato la storia e la cultura del popolo armeno.

Ovviamente l’organizzazione – impeccabile – di un viaggio per una cinquantina di persone richiede delle scelte per accontentare le esigenze di tutti, da chi vorrebbe visitare il più possibile a chi ha bisogno anche di tempi più dilatati per riposare e per fare un po’ di shopping. Probabilmente da sola avrei visto molte più cose ma sono comunque molto soddisfatta e ho un motivo in più per voler tornare in terra armena nel giro di un paio d’anni per vederne altre parti, possibilmente comprendendo nel prossimo tour anche la zona del Nagorno-Karabakh (territorio quasi interamente occupato dalla repubblica dell’Artsakh, uno stato a riconoscimento limitato, non riconosciuto da alcun membro dell’ONU, autoproclamatosi indipendente dall’Azerbaigian nel 1991).

Il tour è iniziato con l’avvenimento più importante, il matrimonio di Sona e Salvo. E’ stato molto emozionante partecipare alla cerimonia tradizionale, che inizia con la consegna di alcuni doni alle amiche della sposa da parte delle amiche dello sposo (tra cui le scarpe della sposa, il velo e dei dolci). Si prosegue poi tra canti, musica e balli con le donne che salgono nella stanza della sposa e la festeggiano: c’è una bellissima cerimonia per farle indossare il velo, le scarpe, del profumo… e alla fine di questo tutte le donne acclamano a gran voce lo sposo che finalmente entra nella stanza e vede la sposa. I futuri sposi vengono poi lasciati soli per un paio di minuti mentre tutti gli invitati – uomini e donne – si spostano in una stanza ricolma di ogni prelibatezza armena, dolce e salata, accompagnata da ottimo vino, vodka e succhi di frutta. Gli sposi poi raggiungono gli invitati e si parte con i brindisi, per ringraziare chi ci ospita, chi è venuto da lontano, chi ha fatto conoscere le famiglie, la nuova famiglia che si sta per formare e così via. Dopo un po’ ci si avvia tutti – gli sposi già assieme – verso il monastero, dove gli sposi vengono accolti dal celebrante che, con un emozionante rito armeno, li unirà in matrimonio. Finita la cerimonia, si parte per il ristorante, dove – tra balli tipici, musica scatenata, brindisi e ottimo cibo – si fa nottata festeggiando. Non potrò mai esprimere a sufficienza la mia amicizia e la mia gratitudine a Sona e Salvo per avermi reso partecipe di questa loro festa. Da tanto tempo volevo vedere l’Armenia ma partecipare ad una celebrazione così importante e densa di tradizione è stato un regalo meraviglioso!

Il tour dell’Armenia si è sviluppato in quattro giornate – a cui io ho aggiunto un quinto giorno a Erevan – durante le quali abbiamo visitato:

  • il monastero di Noravank e il sito archeologico preistorico di Zorats Karer;
  • il monastero di Tatev con pausa pranzo a casa di una famiglia della zona (per aiutare l’economia di una parte di Armenia un pochino in difficoltà, che sta cercando di rilanciarsi attraverso il turismo e le esperienze autentiche di contatto con la popolazione) e Old Khndzoresh, un villaggio abbandonato scavato interamente nella roccia;
  • l’antico cimitero di Noratus, il monastero di Geghard, il tempio di Garni a cui è seguita un’altra splendida cena in un agriturismo dove abbiamo assistito alla preparazione del lavash, il pane tipico armeno;
  • Erevan (di cui vi parlerò in un altro articolo, prossimamente sul blog): Piazza della Repubblica, complesso della Cascade con il centro d’arte Cafejian, museo degli antichi manoscritti (Matenadaran), centro di produzione di tappeti realizzati con il tipico nodo armeno, Memoriale e Museo del Genocidio Armeno.

Il monastero di Novarank è situato nella regione di Vayots Dzor, in una posizione naturale fortemente suggestiva, al termine di una stretta gola. Il complesso risale ai secoli IX e X ma purtroppo la parte più antica non si è conservata. Si possono ammirare però la chiesa principale di San Karapet (1227) con il nartece, sovrastato da due timpani degni di nota, che preserva numerose tombe di monaci e dei principi della famiglia Orbelyan. La chiesa principale ha una cappella laterale dedicata a San Gregorio all’interno della quale c’è una lapide del 1300 scolpita con fattezze per metà umane e per metà leonine posta sopra la tomba del principe Smbat Orbelyan. Nella parte meridionale del complesso sorge il mausoleo di Sourb Astvatsatsin, struttura a due piani (il piano inferiore e stato utilizzato come mausoleo per i principi della famiglia Orbelian mentre al secondo si trova la chiesa vera e propria) accessibile solamente da due scale molto strette poste a sbalzo sulla facciata.  Nei secoli XII-XIV Noravank fù il centro religioso e d’arte piu`importante dell’Armenia. Il monastero è stato completamente restaurato e riaperto nel 1999.

Zorats Karer è un sito archeologico preistorico posto nei pressi della cittadina di Sisian, nella provincia di Syunik ed è conosciuto a livello internazionale come la Stonehenge armena. E’ un complesso enorme che si divide in diverse sezioni, tra le quali un cerchio centrale, un braccio che punta verso nord, uno verso sud, un corridoio che si dirama in direzione nord-est e vari menhir sparsi (se ne sono contati 223). I megaliti hanno una dimensione che varia da mezzo a tre metri e un peso che può arrivare a 10 tonnellate; sono in basalto e ricoperte da muschi e licheni che ne conferiscono un colore molto particolare. Su un’ottantina di pietre sono stati praticati in tempi preistorici dei fori circolari. Alcuni teorici sostengono che si tratti del più antico osservatorio astronomico del mondo ma questa tesi è confutata in base a diversi calcoli che forniscono un errato allineamento con il solstizio d’estate, le fasi lunari o Venere; altri studiosi sostengono che fosse una necropoli dell’età del ferro.  Il sito è comunque noto anche con il nome di Carahunge e gli storici attribuiscono questo nome a due parole armene: car (o kar) che significa ‘pietra’ e hunge (o hoonch) che significa ‘suono’; pertanto il nome Carahunge significherebbe ‘pietre parlanti‘. A conferma di questa interpretazione vi è il fatto che in una giornata ventosa i menhir emettono dei suoni causati dal vento che si infila attraverso i fori delle pietre.

Il monastero di Tatev si trova ai margini della gola del Vorotan, arroccato in posizione strategica su una fortificazione naturale a picco su una profonda gola scavata dal fiume sottostante. E’ stato fondato nel IX secolo al posto di un tabernacolo, molto famoso in tempi antichi; il terremoto del 1931 ha distrutto la maggiorparte delle strutture ma quello che è sopravvissuto ai giorni nostri ci testimonia la grandezza e l’aspetto artistico del complesso. Il monumento principale è la Chiesa Poghos e Petros (Paolo e Pietro), costruita nel 895-906 d.C. e appartenente alle costruzioni cupolate tipiche dell’archittetura medievale armena. Subito a sud si trova la chiesa a volta dedicata a S.Grigor del 1285. Nel cortile del monastero si trova una stele oscillante “Gavazan” alta 15m, opera unica di arte e ingegneria armena, costruita con lo scopo di spaventare gli invasori. Una leggenda dice che l’architetto, dopo aver costruito Tatev, abbia preso due pezzi di pietra e pregato Dio di avere le ali; il suo desiderio fu concesso e lui volò via. La parola “tatev” infatti si traduce “dare le ali” in armeno.

Il villaggio abbandonato di Old Khndzoresh era il più grande villaggio del sud-est dell’Armenia. All’inizio del XX secolo la comunità che vi risiedeva era formata da 8.300 abitanti distribuiti in 1.800 grotte, mentre nel 1913 si contavano anche 27 negozi e 7 scuole. Durante gli anni ’80 il villaggio fu smontato e ricostruito ad un paio di chilometri di distanza, in una zona più comoda da raggiungere. Attualmente per raggiungere quello che resta del villaggio, interamente scavato nella roccia, si deve attraversare un ponte di 160 metri sospeso a 60 metri sopra la gola del fiume.

Noratus è un paesino dell’Armenia centrale famoso per il suo cimitero, la cui parte più antica comprende quasi 800 khachkar (croce di pietra, cippo funerario) scolpiti tra il IX e il XVII secolo. L’aspetto più comune di un khachkar è quello di una croce, raramente con un crocifisso, con un piccolo rosone o un disco solare nella parte inferiore. Il resto del cippo è solitamente decorato con foglie, grappoli d’uva o disegni astratti; a volte è sormontato da un cornicione con figure di santi o personaggi biblici. Il motivo più comune per cui erigere un khachkar era la richiesta di salvezza della propria anima; tanti però vennero dedicati alla commemorazione di vittorie militari, alla costruzione di chiese, ad amori non corrisposti o semplicemente come forma di protezione dai disastri naturali. Il khachkar più antico venne scolpito nell’879 a Garni e dedicato alla regina Katranide. Questa forma d’arte raggiunse il suo apice tra il XII e il XIV secolo; venne successivamente ridimensionata a causa delle invasioni mongole e ripresa nei secoli successivi, senza però raggiungere più le vette artistiche precedenti. Resta in ogni caso una tradizione viva con scultori molto famosi che lavorano in alcune zone di Erevan.

Il monastero di Geghard è un monastero parzialmente scolpito nella roccia della montagna adiacente, lungo la gola del fiume Azat. La data del primo insediamento in questo luogo non è nota ma in una delle grotte sgorga ancora una fonte d’acqua che è ritenuta sacra da epoca precristiana; attorno a questa fonte agli inizi del IV secolo fu fondato “il monastero della grotta” (ora totalmente distrutto). Successivamente il nome si tramutò in “monastero della lancia” con riferimento alla lancia che ferì Cristo durante la crocifissione e che, secondo la leggenda, fu portata in Armenia dall’apostolo Taddeo e conservata assieme ad altre reliquie all’interno del monastero (oggi esposta a Echmiadzin). La chiesa principale risale al 1215 , il gavit scavato parzialmente nella roccia è antecedente al 1225 e una serie di cappelle, anch’esse scolpite nella roccia, sono della metà del XIII secolo. Fu in questo periodo che furono costruite le strutture nelle grotte che rendono famoso questo monastero: la seconda chiesa in caverna, un sepolcro di famiglia, sale per riunioni e studi e numerose celle; tutte presentano una precisione sopra la media nell’intaglio della pietra, grazie al materiale che le costituisce, un tufo particolarmente duro. Il monastero fa parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco dal 2000.

Il tempio di Garni si trova ad una trentina di chilometri da Erevan. E’ considerato una meraviglia fra i templi d’Oriente poichè è l’unico esempio di architettura ellenistica nel territorio del Caucaso. Fu costruito nel I secolo d.C. e dedicato al dio Mitra. Diversamente da altri templi greco-romani è poggiato su un basamento di basalto e la copertura dell’edifico è sorretta da 24 colonne di ordine ionico. Fu quasi totalmente distrutto da un terremoto nel XVII secolo ma, poichè le rovine sono state lasciate abbandonate, è stato ricostruito con i materiali originari nel 1979. Oltre al tempio, nel sito si possono vedere le terme, con un pavimento interno del bagno decorato con mosaici ispirati alla mitologia greca e un’iscrizione greca che recita “Abbiamo lavorato senza di ricevere niente”. Quando nel IV secolo l’Armenia fu convertita al Cristianesimo all’interno del sito furono costruite alcune chiese ed un palazzo per il katholikos (ne restano solo le rovine).

A questo link trovate tutte le foto del tour armeno: Armenia

Qui invece le foto di Erevan: Erevan

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